Un gesuita e un grande viaggiatore e scrittore si confrontano sulla “poesia sociale”, la possibilità di guardare in modo divergente la realtà, una straordinaria occasione di umanità e di libertà. Una riserva simbolica capace di far immaginare le storie piccole e la Storia grande. Uno spazio unico da custodire sempre di più per impedire che la vita umana sia ridotta unicamente a elemento calcolabile e quantificabile. Per riconnettere i frammenti dispersi e coniugare in modo non dualista l’io e il noi.